La bici – 200 anni e non sentirli
La bicicletta festeggia il suo 200° compleanno e tutti quelli che contribuiscono a promuovere la mobilità ciclabile in Alto Adige possono fare subito uso del logo “200 Jahre Fahrrad – 200 anni bici”.
Quando Karl Drais, il 18 giugno 1817, si spostò da Mannheim alla Schwetzinger Relaishaus con la sua draisina, non immaginava certamente di aver posto le basi per lo sviluppo di un mezzo di trasporto che 200 anni dopo occupa ancora un posto importante: la bicicletta.
Nei decenni che sono seguiti all’era di Karl Drais, la bicicletta è stata oggetto di continui sviluppi. A partire dal 1862 vengono lanciati i primi meccanismi a pedale, dal 1885 la bicicletta di sicurezza con ruote dentate di diverse dimensioni, sostituisce l’insicuro biciclo, dal 1888 vengono introdotti i pneumatici e nel 1898 il primo cambio. Agli inizi del XX secolo la bicicletta diventa, infine, in molte città il mezzo di trasporto per eccellenza. Solo con l’avvento della motorizzazione di massa e il trionfo dell’automobile la bicicletta viene soppiantata e abbandona la strada, mentre larghe strisce asfaltate attraversano le città permettendo agli insediamenti abitati di espandersi “nel verde” (che ormai spesso non è più verde) perché con l’automobile i pendolari riescono a coprire lunghe distanze.
Da alcuni anni le due ruote stanno vivendo una nuova rinascita in tutto il mondo: piste ciclabili veloci, sistemi di noleggio bici, parcheggi per bici, onde verdi per i ciclisti sono le condizioni di massima per l’uso della bicicletta – mezzo salutare e a emissioni zero – che vengono migliorate ovunque. Le città di tutto il mondo si confrontano con l’indice “Copenhagenize-Index” per stabilire quali siano i migliori centri urbani per i ciclisti; perché si sa: quanto più siamo “bike friendly”, tanto migliore sarà la qualità della vita offerta e di conseguenza maggiore sarà la richiesta di insediamento da parte di imprese e cittadini.
La bici stessa è molto migliorata negli ultimi anni. Ormai esistono le biciclette elettriche, con le quali anche le salite più ripide non costituiscono più un problema ed è possibile raggiungere l’ufficio senza stare in coda e senza sudare. Oggi sono disponibili moderne cargo bike con cui poter portare a casa la spesa per tutta la famiglia senza produrre rumore ed emissioni nocive. Ultimamente si trovano inoltre luci per biciclette la cui luminosità può reggere il passo con i fari delle automobili. Sul mercato sono disponibili per la prima volta abbigliamento e caschi per ciclisti davvero chic. I bar che vogliono essere “in” appendono biciclette alle pareti e anche le pubblicità delle auto che vogliono raggiungere un target giovane nei centri urbani, non possono fare a meno della bicicletta (che interpreta una certa coolness urbana, una volta riservata all’automobile).
Ma a che punto si trova l’Alto Adige? Con la sua rete di piste ciclabili ben sviluppata, lunga circa 500 km, l’Alto Adige è sulla buona strada per far diventare la bicicletta una valida alternativa a emissioni zero ai mezzi motorizzati. Naturalmente, la rete ciclabile presenta ancora lacune, in molte località mancano impianti di posteggio sicuri e – a parte nel capoluogo della provincia, Bolzano – manca soprattutto una cultura della bici, vale a dire il riconoscimento del ciclista come utilizzatore della strada a pieno titolo e non come una persona qualunque, che nel proprio tempo libero pedala volentieri per monti e valli. Le campagne come il cicloconcorso “L’Alto Adige pedala”, i produttori di e-bike come Frisbee, Dinghi e Leaos e i prestatori di servizi di velotaxi e cargo bike contribuiscono a sviluppare la cultura della bici in Alto Adige e a incrementare l’importanza dell’uso della bicicletta anche per la mobilità quotidiana.
Tutti gli attori impegnati in campagne, progetti ed eventi legati alla promozione della mobilità ciclabile in Alto Adige potranno utilizzare, in occasione dell’anniversario del 2017, il logo “200 Jahre Fahrrad – 200 anni bici” per dare maggiore visibilità alla bici e dimostrare che 200 anni dopo il viaggio inaugurale di Karl Drais questo mezzo è più che mai moderno.